L'ala Della Notte by Martin Cruz Smith

L'ala Della Notte by Martin Cruz Smith

autore:Martin Cruz Smith [Smith, Martin Cruz]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788804470854
Amazon: 8804470852
editore: Arnoldo Mondadori Editore, Milan
pubblicato: 1999-10-15T00:00:00+00:00


5

Una fila di uomini cantava “ho-o-hah!” sullo sfondo del deserto. Erano completamente dipinti di nero, a eccezione delle linee bianche sulla fronte e sulla bocca e delle macchie bianche sulle braccia e sulla schiena. Penne d’aquila decoravano i capelli lunghi e pelli di volpe pendevano dai kilt azzurri. A ogni passo laterale le collane di turchesi che portavano al collo e i sonagli in guscio di tartaruga legati alle ginocchia risuonavano a tempo.

«Quello è il mio stupido fratello piccolo.» Cecil Somiviki indicò a Youngman uno dei danzatori. «Quello con la parrucca. È così spaventato che potrebbe cagare dollari d’argento.»

Circa cinquecento Hopi sedevano sui tetti e sulle scalette, mangiando pane piki e bevendo Coca. I ragazzi erano vestiti a festa, cowboy neri ed eleganti; le ragazze indossavano abiti da cerimonia tradizionali. La delega-zione Navajo, scintillante d’argento come la vetrina di una gioielleria tradizionale, se ne stava appartata, ma i turisti bianchi, esausti per la salita dal parcheggio nei campi di zucche trecento metri più sotto, con le fronti scot-tate sopra gli occhiali da sole impolverati, si sparpagliavano lungo i bordi della plaza. Youngman stava cercando Anne. C’era anche Walker Chee con una bandana di velluto legata sulla testa rasata.

«Lo schiacciateste vuole sempre farti il culo» mormorò Cecil. «Be’, in ogni caso non posso licenziarti proprio oggi. Ehi, signora!» Allungò un braccio oltre Youngman e afferrò l’Instamatic che una donna bianca aveva avvolto nel foulard. «Niente foto, signora. Ha letto gli avvisi.»

La donna aveva occhiali da sole ad ala di rondine e crema di zinco sul naso.

«Avvisi?»

Il suo sorriso si trasformò in un ovale stupito quando Cecil aprì la macchina fotografica e schiacciò la bobina della pellicola sotto lo stivale. Lasciò cadere l’Instamatic in un sacco e consegnò alla donna un pezzetto di carta con un numero.

«Venga a ritirarla dopo la danza.»

«Questa è una cerimonia religiosa» le spiegò Youngman.

«All’aperto?» squittì lei. «Ma andiamo!»

«Si ricordi» le disse Cecil. «Niente biglietto, niente macchina fotografica.» Si spostò con Youngman lungo il perimetro della folla, tenendo gli occhi aperti in cerca di altre macchine, registratori o album da disegno.

«Quelli del Clan dell’Orso dovrebbero sequestrare quei giocattoli giù al parcheggio.»

Sulla scaletta della kiva del Clan del Serpente svolazzavano insegne di penne e crini di cavallo. Youngman fu sorpreso nel vedere insegne simili anche sulla scaletta della kiva del Clan del Fuoco.

«Sì» Cecil rispose alla domanda inespressa. «Quei vecchi sono laggiù da giorni, ormai. Ehi, abbiamo un altro antropologo dilettante.»

Un ragazzino bianco si stringeva al petto una vecchia borsa di una compagnia aerea, che sotto le mani di Youngman rivelò un registratore Pana-sonic e un sacchetto di plastica pieno di marijuana.

Cecil prese il registratore. «Cosa ti succede oggi, Youngman? Di solito sei tu quello che trova tutti i tesori nascosti.»

Al centro della plaza c’era una specie di pergolato di rami verdi di pioppo americano e un buco coperto da un’asse. I danzatori cantavano “ho-o-ah, ho-o-ah, ho-o-ah, ho-oha!” e pestavano i piedi sull’asse, avvertendo co-sì gli spiriti sotto terra che stavano arrivando i messaggeri per chiedere la pioggia. Uno dei danzatori tendeva un braccio in alto, stringendo i messaggeri: una manciata di serpenti.



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